La Fondazione
Nel 1866 nasce la Palestra Centrale di Napoli, all’interno dell’insula domenicana, già destinata, quest’ultima, da Gioacchino Murat nel 1812 a sede di scuole di arti e mestieri e a depositi. Il complesso di San Domenico Maggiore, sebbene rientrato in possesso dei Domenicani nell’età della Restaurazione, con il compiersi dell’unità d’Italia viene riconvertito a fini civili con una nuova alienazione di beni ecclesiastici, e così in parte concesso alla più antica palestra della città partenopea. In questi primi anni un’opera determinante è svolta da Alessandro La Pegna, che, ottenuti i locali, ne finanzia il completamento con le attrezzature occorrenti, tanto che lo stesso Ministero della Pubblica Istruzione riconosce la struttura come “la più completa palestra di ginnastica d’Italia dopo quella di Torino”. Ed è proprio nella scuola torinese che La Pegna si forma, convinto sostenitore dell’idea pedagogica della ginnastica, non solo come esercizio fisico, ma come strumento rilevante nell’educazione del carattere e della personalità. In questa fase pionieristica, la variabilità dei metodi e dei principi e l’assenza di un preciso riferimento statutario centrale, nonché di una tradizione agonistica, fanno sì che gli sforzi del sodalizio siano soprattutto tesi alla diffusione della ginnastica ed alla formazione di insegnanti di Educazione Fisica.
1890: la Società Ginnastica Partenopea
L’affermarsi di uno spirito agonistico e di una più moderna concezione dello sport come superamento dei propri limiti, suffragato da eventi quali la nascita della Federazione Ginnastica d’Italia e l’organizzazione dei primi Giochi Olimpici moderni nel 1896, spingono gli allievi dell’Associazione a dar vita ad un nuovo sodalizio, la Società Ginnastica Partenopea, fondata, sia pure con il parere contrario di La Pegna, nel 1890. L’intento di prendere parte all’evoluzione del movimento della ginnastica nazionale è chiaro e conduce alla partecipazione degli atleti partenopei a numerose competizioni nazionali, con risultati anche brillanti, tanto da meritare nel 1892 un editoriale sul Mattino, scritto da Eduardo Scarfoglio, dal titolo “ I Trionfatori”. Molte coppe ed allori sono ancora oggi conservati a testimonianza dell’intensa attività di quegli anni, anche nell’allestimento di concorsi e convegni, quale il I Convegno sull’ Educazione Fisica, che si tenne nell’Aula Magna del Convitto Vittorio Emanuele il 10 maggio 1900.
Le difficoltà economiche e la I Guerra Mondiale ritardano lo sviluppo della Società ed il cortile di San Domenico Maggiore resta silenzioso: per i giovani della Partenopea sono tempi di tradotte e di trincee.
Probabilmente proprio in periodo di guerra avvengono alcuni aggiustamenti all’area occupata dalla Società, che conducono alla tampognatura fatta al men peggio di due portici.
Dagli anni ’20 al secondo conflitto mondiale
Il primo dopoguerra è caratterizzato da difficoltà di ripresa e dalla rivalità con l’Atletica Virtus, nata nel 1910 in Corso Vittorio Emanuele n° 487 e più votata all’atletica, alla pesistica ed alla lotta. Le due società si fondono finalmente nel 1928, prendendo il nome di Partenopea Virtus.
La necessità di questa operazione è dettata soprattutto dalla nascita dell’ E.N.E.F., Ente Nazionale Educazione Fisica, voluto nell’ambito della riforma Gentile nel 1923; i dirigenti della Virtus e della Partenopea, infatti, temono di perdere la loro autonomia, dovendo sottostare alle direttive del nuovo Ente statale, così puntano alla nascita di una società più forte, erede di un patrimonio storico d’imprese e d’impegno civile e a tal fine convocano un’ assemblea congiunta dei soci, che approva un nuovo Statuto e l’unificazione dell’Albo dei Soci Fondatori.
L’attività delle tre sezioni, ginnastica, pesistica e lotta, deve adattarsi alle nuove direttive politiche e all’idea dello sport concepita dal regime fascista, indirizzandosi, così, principalmente ad esibizioni coreografiche, a gare dopolavoristiche, ai Littoriali Universitari, ai concorsi premilitari e militari.
Il secondo conflitto mondiale non risparmia la Partenopea Virtus, sia in termini di perdite umane sia in termini di danni materiali; un bombardamento americano, infatti, distrugge nel 1943 un sala e parte degli attuali spogliatoi. Nonostante la guerra e l’insediamento nei locali di un distaccamento americano, è ugualmente consentita l’entrata pomeridiana di alcuni soci, che riescono in tal modo a salvare ciò che è rimasto di coppe e trofei, ma non la vecchia bandiera ed il labaro di cui è rimasto solo una documentazione fotografica del 1939.
Dal secondo dopoguerra ad oggi
Lentamente grazie all’apporto di vecchi e nuovi soci il sodalizio riprende le sue attività con un rinnovato Statuto e la nuova denominazione di Virtus Partenopea, decisione assunta per evitare confusione con l’Associazione Partenopea intanto sorta: è il 1954. Appunto la nascita di nuove società con basi economiche più solide ed il mutato panorama dello sport, i cui ideali cominciano ad essere condizionati da compromessi con certe realtà, per poter far fronte ad un’attività sempre più qualificata che richiede una preparazione più impegnativa, sono fattori determinanti nel processo di cambiamento, il quale inizia con l’introduzione di nuove discipline come le arti marziali ed il body building e passa per la celebrazione del I Centenario di vita Statutaria il 24 giugno 1990. Sotto la presidenza di Michele D’Ambrosio comincia il rilancio della Società, proseguito con maggior forza negli anni successivi dal Presidente Francesco D’Angelo e dall’attuale Presidente Vito Eugenio Leonardi.
Oggi l’Associazione conserva le tradizionali discipline della pesistica e della ginnastica artistica maschile e femminile, e accanto ad esse le più recenti arti marziali judo e ju jitsu, nonché il nutrito settore dei giochi di squadra, comprendente pallavolo e calcetto. La struttura resta, nella sua organizzazione e nei suoi principi, senza scopo di lucro, intendendo, in tal modo, continuare a percorrere la strada dei suoi fondatori, improntata a ideali di dignità, lealtà e solidarietà, restando, quello educativo, lo scopo prioritario e costante.
Tratto dal volume sociale “ G. Rubino, Della più antica palestra di Napoli ”